IL DESIDERIO DELL'INVISIBILE
Gennaio 2010, Luigi Salvatori

Tutto il mondo che ruota intorno all’uomo è fatto di forme, immagini, colori. Immagini che ti colpiscono, si imprimono nella tua memoria e poi svaniscono, si dimenticano, ritornano di nuovo e poi passano… Tutto è destinato a mutare, scomparire. Tutto è vanità, tutto si corrompe, si trasforma, sfuma come in un sogno e poi muore. Anche la Natura sembra partecipare allo stesso destino dell’uomo che è la morte. L’uomo, proprio per la paura della morte, si trova durante la vita soggetto a schiavitù e questa paura non rimane al di fuori di lui ma lo distrugge interiormente. L’uomo è incapace di uscire da se stesso, di aprirsi all’altro, di trascendersi nell’altro, poiché l’esperienza di morte che possiede gli impedisce di amare nella misura in cui l’altro lo uccide, lo distrugge, lo mortifica. Questo male deriva dalla limitatezza umana, dai condizionamenti dell’uomo, dal cattivo uso della libertà, dall’egoismo radicato.

L’uomo vive immerso in questa realtà naturale delle cose e soffre nell’incapacità di potersi donare, di amare, di godere e gustare nella sua totalità e profondità delle meraviglie del Creato. La sua conoscenza è imperfetta, la bellezza delle cose create non lo appagano, i momenti di gioia sono effimeri, passano subito. 

In questa situazione esistenziale l’uomo vive con una speranza: quella di essere liberato dalla paura della morte e dare un senso alla propria vita e alla propria esistenza. Con un senso di libertà, di trionfo, di gioia, di speranza, l’uomo e tutta la creazione attendono con impazienza il soffio di un nuovo spirito rigeneratore, come dice S. Paolo: “Tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto, essa non è la sola, ma anche noi gemiamo interiormente aspettando la redenzione e partecipando alla libertà della gloria dei figli dell’uomo” ( Rm 8,22).

Da queste riflessioni nascono le mie opere, esse rappresentano quasi l’espressione poetica di una avventura interiore, di un moto dello spirito nato da una profonda contemplazione, nuova e attonita, del mondo che ci circonda. E’ questo spirito vitale che da origine ad un’opera d’arte, come sostiene anche il grande filosofo Hegel nel suo saggio su “L’Estetica”: “l’opera d’arte è tale solo in quanto, originata dallo spirito, appartiene al campo dello spirito e manifesta solo ciò che è formato secondo la risonanza dello spirito”. Il fine dell’arte, secondo Hegel, non è l’imitazione della natura né il tentativo di suscitare sentimenti: il vero scopo dell’arte è “rivelare la verità sotto forma di configurazione artistica”. Nel bello artistico si manifesta la verità, la “rivelazione concreta e individuale dell’universalità dello spirito, l’apparire sensibile dell’idea”. In questo senso l’arte è essenzialmente “mediazione e conciliazione tra spirito e materia, universale e particolare, infinito e finito, pensiero e sensibilità, tra la natura e la realtà finita e l’infinita libertà del pensiero concettuale. L’opera d’arte costituisce una delle forme del percorso lungo il quale lo spirito si libera dall’esteriorità della natura per ritornare alla piena comprensione di sé”. Continua Hegel: “La bellezza artistica è la perfetta conciliazione di idea e forma concreta, spirito e materia, pensiero e intuizione. .

Spesso la bellezza che viene propagandata è illusoria e mendace, superficiale e abbagliante, imprigiona gli uomini in se stessi e li rende ancora più schiavi.

Joseph Ratzinger, all’incontro con gli artisti, definisce il significato della bellezza: “… si tratta di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà di potere, di possesso, di sopraffazione dell’altro e si trasforma ben presto nel suo contrario, assumendo i volti della oscenità, della trasgressione o della provocazione fine a se stessa. L’autentica bellezza, invece, schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’altro, verso l’oltre da sé…. Allora riscopriamo la gioia della visione, della capacità di cogliere il senso profondo del nostro esistere, la felicità, la passione dell’impegno quotidiano”.

La via della bellezza è un percorso privilegiato e affascinante per avvicinarsi al mistero del Creato come afferma S. Agostino: “interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l’ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell'acqua, che camminano sulla terra, che volano nell'aria. Interrogali! Tutti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole chi l'ha creata, se non la Bellezza Immutabile?"

Ancora sulla bellezza: “questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani…Ricordatevi che siete i custodi della bellezza nel mondo” ( messaggio agli artisti alla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 8 dic. 1965 ).

Il grande scritore Fedor Dostoevskij da questa definizione della bellezza:

“ Sappiate che l’umanità può fare a meno di tutto, che niente è più facile per lei che fare a meno della scienza, che per vivere non ha bisogno di pane, ma che soltanto la bellezza le è indispensabile, perchè senza bellezza non ci sarà più niente da fare in questo mondo! Qui è tutto il segreto, tutta la storia”.

La bellezza muove il mondo, genera l’amore, la concordia… Qualcuno diceva: la bellezza salverà il mondo! e il compito di noi artisti è quello di trasmettere questo messaggio.
Le mie opere traggono spunto da luoghi riconoscibili. Mi piace guardare i paesaggi attraverso il ricordo della memoria, magari partendo da uno schizzo o da un disegno, chiudendo gli occhi, e poi riaprendoli, e poi chiudendoli di nuovo; nasce così il desiderio dell’invisibile, dell’infinito…ma siccome la mente umana non riesce a concepire l’infinito, in quanto l’uomo è entità finita, non resta che accontentarsi dell’indefinito e delle sensazioni che, confondendosi l’un l’altra creano un’impressione illusoria; e allora in luogo della vista lavora l’immaginazione interiore, la fantasia subentra al reale, la realtà diventa un sogno ed il sogno diviene realtà… Sulla tela si imprimono le immagini, le forme e i colori che l’anima ricorda e rivive. Attraverso la trasparenza calda delle immagini passano fugaci le macchie fredde di colore; i colori colano quasi a piangere sulla natura del mondo e quasi a gridare che la realtà è un’altra e che nulla è definito. L’impressione esterna diventa espressione interiore dell’anima. Ecco… definirei la mia arte “impressionismo espressivo dell’anima”.

Le immagini fissate sulla tela sono come quelle viste attraverso un vetro sporco e vecchio. Le immagini diventano confuse, diventano colori, macchie, tutto svanisce, si corrompe… La realtà è al di là di quello che vediamo. S. Agostino scriveva: “godremo dunque di una visione, o fratelli, mai contemplata dagli occhi, mai udita dalle orecchie, mai immaginata dalla fantasia: una visione che supera tutte le bellezze terrene, quella dell’oro e dell’argento, dei boschi e dei campi, del mare e del cielo, del sole e della luna, delle stelle e degli angeli; la ragione è questa: che essa e la fonte di ogni altra bellezza”.

Bisogna imparare a vedere Il mondo come una icona. Potremmo dire che il mondo è una icona! è la “manifestazione della luce che non si vede, specchio purissimo, limpidissimo, immacolato, trasparente, che riceve in sé tutto lo splendore della prima Bellezza”. Tutto parla dell’Artista Creatore, tutto è a sua immagine… Tutto è ritratto come in una attesa, in un movimento lento che vive in questa speranza di rinnovarsi interiormente. 

L’immergersi in questa coscienza cosmica non è solo abbandono ad una pura emozione; nasce sempre dalla consapevolezza vigile della realtà, da un’esigenza di superamento dei dati immediati, dalla meditazione dell’immensità della vita, del cosmo, del trascendente, dell’eternità.

Contemplando il mondo con questa vista, eleviamo la nostra anima e il nostro corpo, con le parole che Joseph Ratzinger rivolge agli artisti di tutto il mondo: “La bellezza, da quella che si manifesta nel cosmo e nella natura a quella che si esprime attraverso le creazioni artistiche, proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’Infinito, può diventare una via verso il Trascendente, verso il mistero ultimo, verso Dio”.

 Pubblicato su: Saggio “Il Desiderio dell’Invisibile” di Luigi Salvatori, Introduzione al catalogo, pubblicazione anno 2010